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Istria, Cenni di storia.

 L’impronta Romana a molte città istriane (Pola, Parenzo, Cittanova, Fianona, solo per citarne alcune) accompagnò un fiorire delle attività economiche, dalla pastorizia all’agricoltura e industria. Alla fine dell’impero le popolazioni barbare scesero dall’Europa centrale e, dopo una nuova parentesi bizantina, si insediarono in gran numero le popolazioni slave, cambiando così per sempre il corso della storia in queste terre.Istria Bandiera

Fu Carlo Magno a sconfiggere definitivamente i Bizantini, includendo la penisola nel Sacro Romano Impero. Rimase una sostanziale autonomia nei territori occupati, nelle cui campagne fu  adottato il feudalesimo, mentre le città erano soggette al potere temporale del clero. Mentre i signorotti si occupavano dell’entroterra e dei loro interessi in Europa centrale, l’Adriatico era infestato da pirati che assalivano città costiere e navi in transito, danneggiando anche la supremazia marittima e gli interessi della Serenissima.

Attorno al 1000 il doge Pietro Orseolo organizzò allora una spedizione che giunse fino in Dalmazia, distruggendo gran parte del naviglio e i covi costieri dei pirati. Nel XII secolo l’Istria era ancora divisa tra la sovranità germanica e il potere spirituale-temporale dei patriarchi di Aquileia. La centrale contea di Pisino era invece sotto l’influenza dei conti di Gorizia. Le città costiere da Capodistria a Pola erano sottomesse a Venezia, la cui crescente arroganza in queste terre portò allo scontro con il patriarcato di Aquileia, che dopo una serie di battaglie dovette cedere il controllo di importanti cittadine. L’Istria, ad eccezione della contea di Pisino, divenne uno dei  territori da mar della Serenissima e con la Dalmazia ne seguì le sorti dal XIII secolo fino al 1797.

Nel XVI secolo, l’avanzare degli ottomani mise in fuga le popolazioni cristiane dell’Albania, della Serbia e Bosnia. Circa un migliaio di questi profughi, ben esperti nelle armi e nella navigazione, prese a depredare le navi mercantili dell’Adriatico, senza paura di affrontare galee da guerra Veneziane o Austriache. Erano gli Uscocchi, che avevano la loro base a Senj, spadroneggiarono per molto tempo da Trieste a Cattaro, prima che gli austriaci e i veneziani riuscissero a sconfiggerli, confiscando i loro averi ed esiliandoli in una regione al confine con la Bosnia (la Lika).

la splendida chiesa di San Giorgio, che sovrasta l'abitato di Pirano
Lo splendido duomo di San Giorgio (prob. XII° sec), che sovrasta l’abitato di Pirano

Il grande cambiamento dopo la caduta di Venezia ad opera dei francesi, con la spartizione dei territori veneziani tra questi e l’impero asburgico, vide per l’Istria un periodo florido. Gli Austriaci investirono molto sulle infrastrutture ferroviarie e portuali della regione e snellirono la macchina statale con le importanti riforme agraria e tributaria. Inoltre venne concessa una certa autonomia, riconoscendo l’Istria regione autonoma con un proprio parlamento (dieta).

Le tre comunità però facevano fatica a convivere. Italiani, sloveni e croati mal sopportavano le altre etnie e volevano ognuno prevalere sull’altro. La situazione si aggravò con la prima guerra mondiale, con l’assegnazione dell’Istria (ad eccezione di Fiume) e di parte della Dalmazia all’Italia e successivamente con il fascismo, che impose l’uso obbligatorio della lingua italiana e altre assurdità tipiche dell’ideologia nazionalista.

La seconda guerra mondiale incominciò in Yugoslavia con il bombardamento di Belgrado ad opera della Lutwaffe nell’aprile del ’41. Le truppe italiane varcarono il confine di Fiume e in Istria cominciarono rastrellamenti e angherie verso simpatizzanti socialisti, comunisti, ma anche di semplici cittadini croati e sloveni, facendo crescere l’insofferenza degli istriani verso i fascisti. La dura repressione fascista, oltre a provocare migliaia di lutti ottenne l’effetto di fare dimenticare le vecchie differenze e i rancori tra sloveni e croati, coalizzati con l’obbiettivo comune di sconfiggere i fascisti, con gli stessi ideali e sotto la guida del partito comunista jugoslavo, guidato dal partigiano maresciallo Tito. I sempre meglio organizzati reparti partigiani, appoggiati dalla popolazione, misero alle strette l’ormai dissestata macchina bellica italiana nel settembre del ’43, mentre il controllo completo e la consegna dei territori al governo militare alleato (GMA) avveniva nel maggio ’45.

scorcio di Pirano
scorcio di Pirano

L’esodo degli italiani dall’Istria e Dalmazia cancellò, in poche settimane, secoli di permanenza di comunità italiane in queste terre. L’Istria vide, nel periodo socialista, un notevole impulso alle attività manifatturiere e produttive in genere, attraverso il sistema socialista dell’autogestione, in cui gli operai partecipavano ai profitti e alle decisioni sulla gestione dell’azienda. Nel corso degli anni cinquanta e sessanta la regione si trasformò, da agricola tradizionalista e cattolica, in una società proletaria e socialista, anche a causa della mancanza della borghesia italiana, quasi del tutto scomparsa.

Gli anni settanta videro rinascere le differenze e i malcontenti sia da parte dei Croati che dei Serbi, ognuno dei quali si sentiva danneggiato e sminuito dall’altro. La primavera croata del 1971 finì con 500 arresti e senza spargimenti di sangue, ma nel 1986 uno scaltro Slobodan Milosevic stilò, presso l’Accademia delle Scienze di Belgrado un memorandum in cui si sottolineava ossessivamente il ruolo secondario in cui il croato Tito (morto nel 1980) aveva relegato la Serbia. La pesante crisi economica e l’enorme debito estero della Yugoslavia indussero la Slovenia, negli anni novanta, a volersi rendere indipendente dai problemi causati dagli stati meridionali della confederazione, guardando ai moderni modelli economici e politici europei, piuttosto che a quello della federazione yugoslava.

Umago, piazza Venezia (Venecija Trg)
Umago, piazza Venezia (Venecija Trg)

All’inizio del 1990 si tennero, a sorpresa, le prime elezioni libere, che videro vincere l’ex comunista Kucan in Slovenia,e il nazionalista Tudjman in Croazia. Al referendum per la secessione della Slovenia si votò il 23 dicembre 1990 (88% di si). La Slovenia si diede sei mesi di tempo per attuare la secessione. All’alba del 6 giugno 1991 colonne dell’Armata popolare jugoslava irruppero nella scena con l’intento di preservare l’integrità della federazione. Ma gli sloveni non si fecero trovare impreparati e nel giro di qualche giorno le colonne fecero dietro front per rivolgere loro sforzi sulla Croazia. L’esercito yugoslavo, teoricamente super partes, fiancheggiava i paramilitari serbi nella pulizia etnica delle comunità miste serbo – croate. I profughi croati in fuga dai miliziani serbi si riversarono in massa negli alberghi vuoti della riviera istriana.

Il 15 gennaio del 1992 arrivò il riconoscimento internazionale all’indipendenza delle repubbliche di Slovenia e Croazia.

Il faro di punta Salvore (Rt Savudrija in croato), uno dei più antichi del Mediterraneo e il primo ad essere convertito a gas. Il piccolo borgo peschereccio di Salvore è il primo paese in territorio croato, a fianco della linea di confine con la slovenia.
Il faro di punta Salvore (Rt Savudrija in croato), uno dei più antichi del Mediterraneo e il primo ad essere convertito a gas. Il piccolo borgo peschereccio di Salvore è il primo paese in territorio croato, a fianco della linea di confine con la slovenia.

 

Lingua.

Scatto di una targa affissa in una casa di Pola che dimostra l’uso del Veneto istrioto, specie da parte degli anziani.

Le lingue parlate in Istria sono lo sloveno il croato, l’italiano, il veneto, l’istrioto e altri vari  dialetti sloveni e croati. Entrambe le nazioni tutelano e riconoscono l’uso e l’insegnamento delle lingue minoritarie. È in vigore il bilinguismo in tutti i più importanti centri istriani: Capodistria, Isola e Pirano, in cui ci sono 3 scuole materne, sei elementari e tre istituti superiori di lingua italiana. In territorio croato l’italiano affianca ufficialmente la lingua croata in 18 comuni, tra cui Parenzo, Rovigno, Pola, Umago, Buie, Cittanova e Fasana, con ben 30 scuole materne, 17 fra elementari e medie, 4 superiori.

il Palazzo municipale di Pola con le bandiere europea, croata, istriana, della città di Pola, e italiana.
Cittanova d’Istria (Novigrad)

 

Gastronomia.

Storicamente legata ai gusti e agli avventori italiani di fuori stagione, le trattorie – gostilina (Sloveno) e konoba (croato) – Istriane offrono varietà di piatti dell’entroterra con olio, vino, funghi, e i prodotti ittici dell’adriatico. L’antipasto caldo (topla predjela ) coincide con il primo piatto italiano: riso nero (crni rizot) o con gli scampi, con o senza pomodoro. La pasta è costituita dagli gnocchi e dalle tagliatelle fatte in casa, accompagnate dal profumo del celebre tartufo istriano: un piatto dell’eccellenza gastronomica regionale.

Il pesce, è un ospite fisse nelle tavole istriane: orate, branzini e dentici sono i più richiesti e prelibati, mentre sgombri, sardelle e tonni sono i più sono legati alle tradizioni marinare dell’isola e apprezzati dai veri intenditori. Una vera prelibatezza della regione sono Pirano, piazza Tartini

Pirano, piazza Tartini

gli scampi, preparati alla griglia o alla buzara e gli immancabilicalamari, fritti o alla griglia.

Altra specialità della regione sono il tartufo e l’olio extravergine d’oliva, il cui prezzo si aggira sui 13 euro al litro.

 

Collegamenti esterni.

Istria. http://it.wikipedia.org/wiki/Istria , http://it.wikipedia.org/wiki/Golfo_del_Quarnero ,

Dalmazia. http://it.wikipedia.org/wiki/Dalmazia,

 

Libri.

Istria slovena e croata. Bassanese Valentina; Vertovec Marco; ed. 2014, 432 p., editore Odós (Udine), collana Adriaest.

Marino Coltro, 2014.

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